Pamela Mastropietro, il corpo distrutto ridato alla famiglia dopo tre mesi

(Web)

“E così te ne vai…ti riportiamo nella tua città, dove domani ti accompagneremo nel tuo ultimo viaggio terreno.Tante persone a salutarti,oggi. Alcuni, in lacrime, gridavano di vergognarsi di essere di Macerata, o di Corridonia.

Io vi dico…noi vi diciamo…che non vi dovete vergognare voi di essere di Macerata o di Corridonia, ma che certe persone lo siano.
Voi,con la vostra presenza,avete testimoniato l’orgoglio di una città che è stata e che dee tornare ad essere una città di Pace.
Grazie per esserci stati e grazie a coloro che ci saranno domani.
Io, baciandoti un’ultima volta sulla fronte gelida,ti ho rinnovato la promessa che andrò fino in fondo. Fino alla fine”

Ha salutato così Pamela Mastropietro lo zio Marco Valerio Verni, come riportato da Cronache Maceratesi. La ragazza, proveniente da Roma e fuggita da una comunità di recupero fu brutalmente assassinata e fatta a pazzi. Accusati dell’omicidio tre nigeriani, che si proclamano innocenti e si accusano vicendevolmente. Il corpo distrutto dai nigeriani è stato ridato alla famiglia dopo tre mesi. La bara bianca è partita ieri da Macerata a Roma. La ragazza potrà avere i funerali, finalmente, ed i famigliari, gli amici, le persone sconvolte da una vicenda di brutalità e violenza inaudite salutarla, finalmente in modo degno.

Ieri un centinaio di persone hanno atteso che i resti di Pamela uscissero dall’obitorio dove hanno atteso la pace per oltre tre mesi. Dopo ore di attesa le persone sono state fatte uscire dal corridoio che conduce alle celle frigorifere. Hanno atteso fuori, recitando l’Ave Maria. Finalmente il feretro, una bara bianca e dei fiori. Tra questi una corna Luca Traini, l’uomo che ha compiuto il raid a Macerata per “vendicare” lo scempio. Pamela, quello che resta di lei, ha lasciato l’obitorio tra il dolore e la rabbia dei presenti. Una giornata triste e piovosa a segnare un passaggio tristissimo, l’ennesimo. Pamela sarebbe dovuta tornare a casa tre dalla famiglia mesi fa, viva. La fatalità – un treno partito da poco –  la sua fragilità, ma soprattutto la brutale ferocia degli sconosciuti hanno condotto ad un esito rivoltante, inaccettabile. La famiglia chiede giustizia. E rispetto, sopratutto. I funerali nella chiesa di Ognissanti, alle 11.

Fonte: Cronache Maceratesi

Impostazioni privacy