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La matrigna: “Ho colpito il bimbo con l’ascia e l’ho strangolato”

(Websource/archivio)

Gabriel, 8 anni, il bimbo che era sparito il 27 febbraio dalla casa della nonna ad Almeria, nel sud della Spagna, cercato per dodici giorni da centinaia di agenti e volontari, era morto il giorno della sua scomparsa. Per lui si è commossa e  indignata un’intera nazione, anche re Felipe II ha rispettato un minuto di raccoglimento dopo il ritrovamento del cadavere. L’altro giorno il caso è giunto a una svolta drammatica: la guarda civil, a una settantina di chilometri dal luogo della sparizione, ha fermato un’auto guidata da Ana Julia Quezada, 43 anni, di origini domenicane, in Spagna dagli anni Novanta. E’ la compagna del padre del bambino, che è separato dalla madre, ed è anche l’ultima persona che aveva visto Gabriel, dopo che era uscito dalla casa della nonna per raggiungere, a un centinaio di metri, quella del cugino.

Ana Julia dal giorno della sparizione, ha sempre finto, tenendo per mano il compagno, baciandolo in pubblico, commuovendosi davanti alle telecamere, indossando una maglietta con il viso di Gabriel. Ma la guardia civil sospettava di lei da tempo e anche ai genitori è stato chiesto di non cambiare atteggiamento nei confronti di Ana Julia: speravano che la donna avesse rapito il bambino, non ucciso, e dunque che commettesse un passo falso per poterlo liberare. L’altro giorno la guardia civil ha seguito e filmato Ana Julia che in macchina è andata fino a un pozzo, dove ha recuperato il cadavere del bimbo. Poi l’hanno seguita per verificare che non avesse appuntamento con un complice. Infine, l’arresto per strada: il cadavere è stato trovato nel baule e Ana Julia ha tentato l’utlima messinscena urlando che non era stata lei, che voleva bene al bambino e che non aveva mai usato la macchina prima. Gli agenti della guardia civil hanno trattenuto a stento la rabbia, visto che avevano filmato la donna  mentre recuperava il cadavere nel pozzo.

«Abbiamo discusso, prima l’ho colpito con la parte di legno di un’ascia, poi l’ho soffocato». Così è stato ucciso il bambino. La donna ha confessato. Oggi di fronte a migliaia di persone e a rappresentanti del governo sapgnolo, in diretta tv in tutto il paese, si sono svolti i funerali di Gabriel, che per tutti gli spagnoli era «pescaito», il soprannome con cui lo chiamava la mamma, Ana Julia ha confessato. Ha spiegato di averlo ucciso subito, di avere litigato con il bambino dopo che era uscito di casa, di averlo colpito e poi soffocato, come riportato da El Mundo.

La donna aveva una relazione con Angel, il padre di Gabriel, da un anno e mezzo, ma il bimbo non si era mai fidato di lei. Perché l’ha ucciso? Due le ipotesi: perché voleva convincere Angel a trasferirsi con lei a Santo Domingo o perché sperava di chiedere e ottenere un riscatto. Investigatori e media spagnoli hanno scavato nel passato della donna e sono emersi particolari inquietanti: negli anni Novanta, dopo essere arrivata in Spagna, si era sposata a Burgos, nel nord, con un camionista. Aveva due figlie: una più grande portata da Santo Domingo, l’altra avuta con il marito spagnolo. Nel 1996, a quattro anni, morì la maggiore, cadendo dal settimo piano in un misterioso incidente sul quale ora gli investigatori hanno riaperto le indagini.

Patricia Ramirez, la mamma di Gabriel, al termine del funerale, ha definito bruja (strega) la donna che ha ucciso suo figlio, ma con grande dignità ha anche chiesto a tutti di non seminare odio e anzi di trasformare la mobilitazione di questi giorni in sentimenti positivi.«La bruja già non esiste, ora Gabriel starà giocando con i suoi pesci». Patricia nelle ultime ore ha anche coraggiosamente difeso il suo ex marito, «lui non ha colpe, è il miglior padre che potessi avere per mio figlio». Ancora in una intervista radiofonica: «Vedo molte frasi di rabbia su questa donna. In onore del pescaito (pesciolino), chiedo a tutti che nessuno parli di lei, che non appaia su nessun sito. Io e lui non siamo così. Quella donna paghi quello che deve pagare. Ma vorrei che di questo caso rimanessero le buone azioni giunte da ogni parte, che hanno tirato fuori il buono dalle persone”

Fonti: El Mundo, Diputacion Almeria

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