“Le persone si spostano perché ci sono guerre e violenze. Scappano. E noi non c’entriamo niente? Sbagliato! Perché noi inquiniamo nei loro paesi e noi esportiamo armi per le guerre negli stessi paesi”. Cecilia Strada lancia un sasso nello stagno nel corso della presentazione del suo saggio “La guerra tra noi” al Passioni Festival di Arezzo, sgombrando il campo da quella che è l’ultima frontiera degli xenofobi europei: la negazione delle guerre come cause dell’aumento delle migrazioni. L’ex presidente di Emergency torna ad affrontare un tema che le sta a cuore, quello dell’emergenza migranti e della politica dell’accoglienza, richiamando l’attenzione sulle guerre e sulle zone (come il delta del Niger) depredate dalle multinazionali in combutta con autorità corrotte.
“Pensate che un migrante che decide di scappare dall’Africa non sappia quanta gente muore in mare, sui barconi? – ha poi domandato Cecilia Strada, come riportato da Globalist– Certo che lo sa. Ma scappa da una situazione talmente drammatica che la prospettiva di morire in mare diventa accettabile. E quindi dico: la politica dei respingimenti non si può prendere in considerazione”. L’idea che esistano solo migranti economici in cerca di nuove opportunità e quindi da cacciare, dunque, è un mito che va sfatato. La soluzione? Smettere di vendere armi, di depredare le risorse naturali, di sostenere governi corrotti e autoritari per il proprio tornaconto. Non sarà facile…
EDS
Fonte: Globalist
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