Disse “l’omosessualità è una malattia”: per i giudici non è diffamazione

Silvana De Mari (Websource / archivio)

“L’omosessualità è una malattia”. La frase pronunciata da Silvana De Mari, 64enne medico e scrittore fantasy torinese, aveva scatenato un polverone, con tanto di denuncia da parte del Torino Pride. Ora, però, la procura la chiesto l’archiviazione. Colei che era stata prontamente bollata come la “dottoressa antigay” non è imputabile, in quanto le sue parole non configurano il reato di diffamazione. Cade così ogni accusa nei suoi confronti.

De Mari aveva dichiarato in pubblico che l’omosessualità non è una condizione normale: “Io ho tre specialità: psicoterapia, medicina e chirurgia: sono 40 anni che curo le persone omosessuali”, aveva precisato, per mettere in chiaro che parlava a ragion veduta. Apriti cielo. Anche il Comune di Torino si era aggregato all’esposto del Torino Pride. Ma la Procura, dopo mesi di indagini, ha chiesto l’archiviazione delle accuse nei suoi confronti, sostenendo che il reato di discriminazione non è contestabile, in quanto la dottoressa e scrittrice si rivolgeva a una pluralità indiscriminata di persone, come riportato da Repubblica. In altre parole, non è individuabile il soggetto destinatario delle offese. Ieri mattina si è tenuta l’udienza preliminare davanti al giudice Paola Boemio, dopo che gli avvocati del Torino Pride si sono opposti all’archiviazione. La decisione del gup arriverà nei prossimi giorni.

Silvana De Mari, assistita dall’avvocato Mauro Ronco, è stata oggetto di un’istruttoria avviata dall’Ordine dei medici per valutare l’eventuale radiazione dall’Albo. Le sue tesi sull'”anormalità” degli omosessuali rimbalzavano già da tempo sul web, ma hanno avuto grande diffusione dopo un’intervista alla trasmissione radiofonica “la zanzara” su Radio24, nel corso della quale De Mari aveva spiegato che “i gay vivono una condizione tragica”. A quel punto erano partiti gli esposti. Ma il pm che coordina l’inchiesta, Enrico Arnaldi Di Balme, non ha trovato una chiave giuridica per portare il medico a processo, né sulla diffamazione né sull’aggravante della discriminazione secondo la legge Mancino (legge che non individua, tra i diversi tipi di discriminazione, quella secondo l’orientamento sessuale e l’identità di genere). Di diverso parere il legale del Torino Pride, Nicolò Ferraris, secondo cui “le offese pronunciate pubblicamente dalla De Mari sono rivolte ai movimenti non solo alle persone Lgbt in generale, e non sono opinioni ma offese”.

EDS

Fonti: La Zanzara, Repubblica

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