La sanatoria è un fallimento: per il Ministro Bellanova i migranti sono troppo disinformati

Il Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, a seguito del numero esiguo di richieste di regolarizzazione, ritiene sia importante informare gli immigrati che vivono nei ghetti, specialmente per quanto riguarda il settore agricolo.

 

A partire dall’1 giugno  è possibile fare richiesta per regolarizzare gli immigrati che lavorano nel settore agricolo o impiegati nelle mansioni domestiche e legate alla cura degli anziani. Il Governo si attendeva all’incirca 240.000 richieste. Tuttavia tale aspettativa – ad oggi – è rimasta insoddisfatta: le richieste fino al 1 luglio sono state – secondo i dati del Viminale – circa 80.000. Molte meno dunque di quelle attese e provenienti soprattutto da colf e badanti piuttosto che dai braccianti agricoli. A fare il punto è intervenuta il Ministro dell’Agricoltura, la renziana Teresa Bellanova, colei che più di tutti ha spinto affinché la sanatoria venisse inserita nel Decreto Rilancio. Bellanova ritiene che un numero così esiguo di richieste potrebbe essere dovuto ad un’altrettanto scarsa informazione. “Un lavoratore che è rinchiuso nei ghetti ha bisogno prima di tutto di essere informato per fargli fare richiesta di un permesso di soggiorno temporaneo. Nel caso dei lavoratori domestici si accede più facilmente alle informazioni”. Queste – riporta Adnkronos – le parole del capo del dicastero dell’Agricoltura ai microfoni di Cusano Tv Italia.
Secondo Bellanova, dunque, tutto potrebbe essere ricondotto alla poca informazione. Diversamente la pensa Ludovica Di Paolo Antonio, avvocato dell’associazione di volontari Baobab Experience che, qualche giorno fa, ha spiegato che la situazione di molti braccianti è peggiorata ulteriormente proprio per come è stata strutturata la richiesta del permesso di soggiorno. In pratica i braccianti vengono ricattati: se vogliono che il datore di lavoro chieda di regolarizzarli devono sborsare anche fino a 7000 euro. Altrimenti possono fare loro stessi la richiesta ma sempre pagando 160 euro. Cifra non altissima ma che tale potrebbe apparire a chi non ha nulla e si guadagna da vivere pochi euro di giorno in giorno, senza alcuna certezza per il domani. A ciò si aggiunge che per presentare richiesta la trafila burocratica non è celere ed è necessario avere un’identità digitale: requisito che pare improbabile se parliamo di lavoratori che, nella maggior parte dei casi, vivono in baraccopoli senza neppure l’ombra di un computer. La stessa Bellanova ha sostenuto: “Nei ghetti, dove non c’è acqua né luce, è difficile che arrivi l’informazione”. E se non c’è acqua né luce è davvero molto improbabile che una persona possa accedere ad una piattaforma per informarsi e addentrarsi in un percorso burocratico.

La sanatoria Bellanova già sul nascere non sembrava promettente. Infatti – riportava Open a pochi giorni dall’avvio del provvedimento – i primi dati rivelavano un esordio in sordina. Con una media di 2375 richieste al giorno, già allora si intuiva che si sarebbe raggiunta una platea di circa 100.000 lavoratori, meno della metà di quelli previsti.

Fonte: Adnkronos, Open

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