Coronavirus, 1648 contagi, 812 morti in un giorno “Il virus si trasmette in casa, tra le famiglie”

Il professore di Microbiologia a Padova Andrea Crisanti ha allarmato circa le possibilità di trasmissione intrafamiliare del virus. Infatti, un familiare di un positivo avrebbe una probabilità di infettarsi 280 volte superiore rispetto a chi non vive con persone infette. Intanto, arriva l’ultimo bollettino fornito dalla Protezione civile.

L’ultimo bollettino riferito dalla Protezione civile riporta dati che possono essere considerati positivi. I contagi totali sono 75528, con un aumento di 1648 unità. I guariti, nelle ultime 24 ore, sono stati 1590, per un totale di 14620. Ancora alti i decessi, 812 nella giornata di oggi. Numeri ben diversi da quelli di ieri, che riportavano un aumento di 3851 contagi;  646 decessi; 756 guariti. Numeri che fanno sperare che il picco sia stato già raggiunto e che questo sia il momento della discesa.

Per il virologo Andrea Crisanti, ospite a Mezz’ora in più, il problema della Lombardia e delle altre Regioni è la trasmissione interfamiliare da Coronavirus. In collegamento streaming con lo studio di Lucia Annunziata, l’esperto ha affermato che si dovrebbe capire cosa alimenta il contagio. “Noi stimiamo da 400 a 600 mila infettati. La maggior parte sta a casa con i familiari. E noi abbiamo visto che un familiare di un positivo ha una probabilità di infettarsi 280 volte superiore rispetto a chi non vive con persone infette”, ha spiegato. Quanto alla possibilità di effettuare tamponi a tappeto, per il professor Crisanti l’ipotesi è praticamente impossibile, viste e considerate le condizioni attuali. Infatti, non ci sono risorse sufficienti per avviare un programma del genere.

Crisanti ha anche affermato che, da quando sono stati presentati i risultati dello studio condotto a Vo’ Euganeo sull’epidemia da nuovo Coronavirus – studio riportato dal Sole 24 ore – è stato evidenziato che gli asintomatici potevano contagiare: “Questi ultimi hanno una carica virale paragonabile ai sintomatici. Il dramma italiano è dovuto al fatto che non si è prestata attenzione a ciò che avevamo sotto gli occhi”. Quanto allo studio, durante la settimana dal 20 al 27 febbraio è stata analizzata tutta la popolazione di Vo’, circa 3mila persone. Il 26 febbraio era stato evidenziato che il 3% delle persone era già positivo. Un numero già enorme, ma sottovalutato. L’altro aspetto risultato dallo studio riguardava il dato che il 45% degli infetti erano totalmente asintomatici, non pre-asintomatici. Infatti, 9 giorni dopo sono stati rifatti i test e gli asintomatici erano risultati ancora tali.  Di fatto, però, fu evidenziato come gli asintomatici potevano contagiare.

“Io penso che questa battaglia si vince sul territorio, non sugli ospedali. Si vince quando riusciremo a creare la logistica e la capacità di individuare e bloccare il contagio”, ha proseguito Crisanti. Gli studi andrebbero proseguiti lì dove l’epidemia non è esplosa. “Il modello Vo’ Euganeo funziona e lo dimostra il fatto che non c’è più nessun caso. E Vo’ è stato uno dei primi epicentri”, ha concluso.

Fonte: Rai3, Mezz’ora in più Twitter, Il Sole 24 ore

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